Premessa

Il valore del “Less is More” (fare meno è meglio), introdotto la prima volta in medicina nel 1978 da KB Thomas in un articolo pubblicato sul British Medical Journal(1), non può essere principio più appropriato in questo momento per i trattamenti terapeutici anti Covid-19 a domicilio. 

In occasione della prima ondata pandemica, il susseguirsi veloce e frenetico di informazioni e pubblicazioni scientifiche che potevano essere utili per prendere decisioni tempestive in situazione di emergenza, hanno  indotto ad utilizzare diversi farmaci off label quali la clorochina, interferoni,

antiretrovirali, azitromicina e così via, ma con la stessa velocità giorno per giorno veniva reso noto la loro inefficacia se non addirittura, in alcuni casi,  una possibile tossicità in condizioni di comorbidità.

Le proposte

Le recenti linee di indirizzo ministeriali(2) sembrano proprio richiamarci a questo uso corretto e sobrio dei farmaci per il trattamento domiciliare dell’infezione da SARS-CoV-2 neicasi lievi, asintomatici e paucisintomatici, dove infatti più spesso vengono utilizzati termini quali “non utilizzare” piuttosto che “somministrare o trattare”.

In particolare, le indicazioni da applicare sia ai casi confermati sia a quelli probabili sono:

  • vigile attesa con la misurazione periodica della saturazione dell’ossigeno tramite pulsossimetria;
  • utilizzare se necessario solo trattamenti sintomatici (ad esempio paracetamolo);
  • appropriata idratazione e nutrizione;
  • non modificare terapie croniche in atto per altre patologie (es. terapie antiipertensive, ipolipemizzanti, anticoagulanti o antiaggreganti), in quanto si rischierebbe di provocare aggravamenti di condizioni preesistenti;
  • i soggetti in trattamento immunosoppressivo cronico per precedenti trapianti di organo solido o per malattie a patogenesi immunomediata, possono proseguire il trattamento farmacologico in corso a meno di diversa indicazione da parte dello specialista curante;
  • non utilizzare routinariamente corticosteroidi; l’uso dei corticosteroidi è raccomandato nei soggetti con malattia COVID-19 grave che necessitano di supplementazione di ossigeno. L’impiego di tali farmaci a domicilio può essere considerato solo in quei pazienti il cui quadro clinico non migliora entro le 72 ore, in presenza di un peggioramento dei parametri pulsossimetrici che richieda l’ossigenoterapia;
  • non utilizzare eparina. L’uso di tale farmaco è indicato solo nei soggetti immobilizzati per l’infezione in atto;
  • non utilizzare antibiotici. Il loro eventuale uso è da riservare solo in presenza di sintomatologia febbrile persistente per oltre 72 ore o ogni qualvolta in cui il quadro clinico ponga il fondato sospetto di una sovrapposizione batterica, o, infine, quando l’infezione batterica è dimostrata da un esame microbiologico;
  • non utilizzare idrossiclorochina la cui efficacia non è stata confermata in nessuno degli studi clinici controllati fino ad ora condotti;
  • non somministrare farmaci mediante aerosol se in isolamento con altri conviventi per il rischio di diffusione del virus nell’ambiente.
  • Non esistono, ad oggi, evidenze solide e incontrovertibili (ovvero derivanti da studi clinici controllati) di efficacia di supplementi vitaminici e integratori alimentari (ad esempio vitamine, inclusa vitamina D, lattoferrina, quercitina), il cui utilizzo per questa indicazione non è, quindi, raccomandato.

Riflessioni e conclusioni

Nel momento in cui il medico per primo fa proprie queste raccomandazioni e riesce ad instaurare un’alleanza terapeutica con il paziente e con il caregiver potrà assicurare la corretta gestione a domicilio, garantendo la giusta assistenza a ogni singolo paziente commisurata alla gravità del quadro clinico ed evitando di affollare ospedali e soprattutto strutture di pronto soccorso.

Ma una delle sfide in tempo di Covid- 19 è proprio quella di ritrovare nel rapporto fiduciario medico–paziente l’opportunità di contenere, per quanto possibile, ansie e paure che inducono i cittadini a cercare un rimedio sempre e a tutti i costi, sia curativo che preventivo, ricorrendo troppo spesso all’automedicazione di farmaci, parafarmaci, integratori/vitamine dietro suggerimenti e pareri del “Dottor Google” o scambiati attraverso i social network.

Analogo intervento possono e devono fare anche i sanitari con cui i cittadini e pazienti vengono in contatto quando si recano nelle farmacie o nelle parfarmacie o nei punti di prossimità della grande distribuzione o anche nelle farmacie ospedaliere. Occorre dare informazioni precise, puntuali, aggiornate su quanto viene loro richiesto spesso pubblicizzato su media e web, che appare come assolutamente essenziale, efficace e preventivo ma in realtà privo di seri supporti scientifici. Proporre di ripensarci, informarsi meglio, rinunciando a una vendita di prodotti, farmaci o rimedi, è sicuramente un “sacrificio” economico difficile da sostenere in questo periodo difficile ma denso di significato etico e di sociale e utilità sanitaria che deve essere alla base della professione dei farmacisti.

 

Bibliografia

  1. K B Thomas The consultation and the therapeutics illusion Br Med J. 1978 May 20; 1(6123): 1327–1328
  2. Circolare del Ministero della Salute 30/11/2020 “Gestione domiciliare dei pazienti con infezione da SARS-CoV-2”

 

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