Ormai da mesi la TV, la stampa, i media non trattano che il tema dell’infezione da coronavirus: di recente l’OMS ha dichiarato l’emergenza una vera e propria pandemia quindi a nostro avviso è più che giustificato trattare come prioritario questo tema, se non altro perché ne va di mezzo la salute di tutti noi. In questo contesto, abbiamo deciso di trattare alcuni punti meritevoli di interesse senza essere ridondanti sulla diffusione e informazione di argomenti

già ampiamenti trattati sia dal Ministero della Salute che dall’OMS.1-2  Avendo già pubblicato semplici ricette per la preparazione del gel disinfettante per le mani,3  gli altri 2 aspetti su cui ci siamo focalizzati sono i seguenti:

  1. uso corretto delle mascherine;
  2. farmaci sperimentali.

Mascherina si o mascherina no: e soprattutto, quali mascherine usare?

Il 29 gennaio 2020, era l’inizio del contagio in Italia ed ancora non si sapeva nulla di quello che a breve sarebbe accaduto: in quei giorni alcuni minimizzavano addirittura sulla portata del virus. Dal 21 febbraio 2020 (giorno dell’impennata dei contagi in Italia), il balletto delle mascherine si ripete dall'inizio dell'emergenza. Basta uscire di casa per vedere persone indossare mascherine di ogni tipo. Alcune zone d’Italia ne sono sprovviste ed è cominciata la corsa all’acquisto di mascherine su internet, arrivando a chiedere diverse decine di euro per una mascherina con filtro.

Dalla stampa e nelle trasmissioni televisive abbiamo assistito a diverse opinioni sull’utilità o meno della mascherina. All’inizio s’insisteva sull’inutilità per le persone sane (purché non stessero a stretto contatto con persone infette), oggi la situazione apparente sembra essere un’altra. Dove sta la verità?

Ad oggi, sul sito del Ministero della Salute sulla pagina dedicata al nuovo coronavirus,1 alla domanda “Quando va indossata la mascherina?” si legge: «L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda di indossare anche una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo coronavirus e presenti sintomi quali tosse o starnuti, oppure se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo coronavirus. L'uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure d’igiene respiratoria e delle mani. Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. Inoltre, la mascherina non è necessaria per la popolazione generale in assenza di sintomi di malattie respiratorie».

Premesso ciò, quali sono i vari tipi di mascherine?

Le mascherine si dividono in DPI “Dispositivi di Protezione Individuale” e DM “Dispositivi Medici” o “mascherine medicali”. I DPI in commercio di qualunque tipo o categoria essi siano, devono presentare la marcatura CE. Nel caso specifico, il tipo di maschere filtranti richieste per evitare il contagio da coronavirus (classificato come “rischio biologico”), sono regolate dalla norma europea UNI EN 149:2009.4 Tale norma, a seconda dell’efficienza filtrante, classifica le maschere in FFP1, FFP2, FFP3, dove FFP significa Filtering Facepiece Particles (facciale filtrante contro le particelle, in italiano). Le mascherine consigliate (a chi si deve proteggere dal virus) sono di classe FFP2 o, meglio, FFP3 che hanno un’efficienza filtrante del 92% e 98% rispettivamente. Le FFP1 con il 78% di efficienza sono insufficienti per proteggere dal virus, sono anche chiamate “antipolvere”.

Medicali o chirurgiche

Le “mascherine medicali” (cosiddette “chirurgiche”) svolgono una differente funzione rispetto al DPI. Esse hanno come caratteristica quella di non diffondere agenti biologici pericolosi - i virus - nell’atmosfera circostante. Queste mascherine, le cui caratteristiche e performance sono diverse dalle sopra citate FFP2 o FFP3 possono, quindi, evitare che il portatore diffonda il contagio, ma non proteggono lo stesso adeguatamente dal contagio di provenienza altrui soprattutto per la scarsa aderenza al volto. La UNI EN 14683,4 prevede che esse possano anche essere indossate da pazienti infetti per ridurre il rischio di propagazione d’infezione in situazione di epidemia o pandemia. Dopo l’utilizzo, tali mascherine, come oggetti potenzialmente contaminati, devono essere immediatamente smaltite evitando di porre le stesse a contatto con altre parti del corpo che potrebbero divenire così anch’esse contaminate.

A chi sono consigliate?

Diversi esponenti del mondo scientifico nazionale hanno sostenuto che le mascherine chirurgiche non servono per difendersi dall’infezione da coronavirus. Infatti, come noto, questo virus si trasmette attraverso delle goccioline che però hanno un raggio d’azione limitato. Chi è infetto deve, quindi, utilizzare la mascherina chirurgica per evitare di diffondere il virus; diversamente, chi è sano non protegge se stesso da una possibile infezione con la sola mascherina chirurgica.

Le mascherine FFP2 o FFP3 devono essere indossate da sanitari o chi sta a stretto contatto con un malato. Queste mascherine sono “sprecate” se utilizzate dalla persona infetta. Sono efficaci solo se indossate con precisa procedura, proprio per questo non sono consigliate a bambini o persone con la barba o occhiali, a causa “dell’impossibilità di un perfetto adattamento ai contorni del viso”, spiega il Ministero della Salute.1

In questa situazione di emergenza, in continua evoluzione, che per la prima volta esiste nel nostro pianeta, appare sensato consigliare l’utilizzo anche della sola mascherina chirurgica a tutte le persone anche sane, a patto che siano rispettate le norme di buon utilizzo.1 Prendiamo il caso di un soggetto sano, asintomatico ma che può essere positivo al coronavirus (e non sapere di esserlo): l’utilizzo della mascherina chirurgica trova un razionale perché indossandola si possono ridurre i casi di contagio. In teoria, se tutte le persone usassero in maniera corretta anche la sola mascherina chirurgica, si ridurrebbe drasticamente il contagio.

Farmaci sperimentali

Tocilizumab

La malattia scatenata dal coronavirus nota come CoViD-19 (CoronaVirus Disease-19), provoca quello che gli esperti chiamano “distress repiratorio” elevato, in altre parole una difficoltà a respirare che impone quindi nei pazienti il supporto respiratorio con ossigeno e caschi e nei casi gravi il ricovero in terapia intensiva. L’insorgere di una polmonite severa non è solo dovuta al virus, ma anche a una reazione eccessiva del sistema immunitario che, in alcuni casi, diventa causa stessa di danno e di progressione dei sintomi. Tocilizumab è un anticorpo monoclonale realizzato in modo da legarsi al recettore dell’interleuchina-6, molecola strettamente coinvolta nel processo d’infiammazione e presente a livelli elevati nei pazienti con artrite reumatoide o in quelli oncologici che presentano la sindrome da rilascio di citochine in seguito alla somministrazione di una terapia CAR-T.5 Il farmaco agisce come antinfiammatorio: impedendo all'interleuchina-6 di legarsi ai suoi recettori, riduce l'infiammazione. Anche nei casi gravi di polmonite interstiziale causati dal coronavirus, si verifica la cosiddetta sindrome da rilascio di citochine che ha come conseguenza una grave insufficienza di organi e morte. Il farmaco, quindi, è una terapia non diretta contro il virus in sé, ma contro una delle reazioni che l’organismo mette in atto come meccanismo di difesa nei confronti del virus, cioè la risposta infiammatoria. Nonostante gli effetti del tocilizumab debbano ancora essere validati dall’OMS, i responsabili dell’ospedale ‘’Giovanni Pascale’’ di Napoli sono fiduciosi nella riuscita, soprattutto poiché migliorerà il controllo e la gestione di eventuali casi di grossa emergenza. Allo stato attuale delle cose, è necessario comprendere quanti sono i pazienti che rispondono positivamente al farmaco, in che modo, come i miglioramenti incidono sulla scomparsa dell’infezione e in che stadio di quest’ultima è consigliato intervenire per permettere al medicinale di poter dare la maggiore efficacia. L’AIFA procederà già nelle prossime ore alla discussione in CTS relativamente a studi clinici e usi compassionevoli per i farmaci a base di tocilizumab.6

Remdesivir

Codice di sviluppo GS-5734, è un nuovo farmaco antivirale nella classe degli analoghi nucleotidici. Ricerche in culture cellulari e modelli animali hanno dimostrato che il remdesivir può bloccare la replicazione di una varietà di coronavirus.

I ricercatori dell'Università di Alberta, negli Stati Uniti, e di Gilead, hanno studiato gli effetti del farmaco sul coronavirus che causa la Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS). Hanno scoperto che il remdesivir blocca un particolare enzima necessario per la replicazione virale.7
I coronavirus si replicano copiando il loro materiale genetico utilizzando un enzima noto come RNA polimerasi RNA-dipendente. Fino ad ora, è stato difficile far funzionare il complesso della polimerasi che contiene più proteine in una provetta. Utilizzando gli enzimi della polimerasi del coronavirus che causa il MERS, gli scienziati hanno scoperto che questi enzimi possono incorporare il remdesivir, che assomiglia a un blocco di costruzione dell'RNA, in nuovi filamenti di RNA. Poco dopo aver aggiunto il remdesivir, l'enzima smette di essere in grado di aggiungere altre sottounità di RNA. Questo arresta la replicazione del genoma. Gli scienziati ipotizzano che questo potrebbe accadere perché l'RNA contenente remdesivir assume una forma strana che non si adatta all'enzima. Inizialmente, il farmaco è stato sviluppato da Gilead come trattamento per la malattia del virus Ebola e le infezioni da virus Marburg, anche se in seguito è stato trovato anche per mostrare attività antivirale contro altri virus RNA a filamento singolo come il virus respiratorio sinciziale, il virus Junin, il virus della febbre di Lassa, il virus Nipah, il virus Hendra e i coronavirus (compresi i virus MERS e SARS).

AIFA e Gilead hanno annunciato che l’Italia parteciperà ai 2 studi di fase 3 promossi da Gilead per valutare l’efficacia e la sicurezza della molecola sperimentale remdesivir negli adulti ricoverati con diagnosi di CoViD-19.8


BIBLIOGRAFIA

  1. Ministero della salute, nuovo coronavirus. Sito web: http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus
  2. World Health Organization, Coronavirus. Sito web: https://www.who.int/emergencies/diseases/novel-coronavirus-2019
  3. Coronavirus, le ricette per la preparazione del disinfettante per le mani. Slow Pharmacy. Sito web: https://www.slowpharmacy.it/joomla30/index.php/2-uncategorised/15-coronavirus-gel-disinfettante
  4. Assosistema safety. Position Paper. Sito web:http://www.assosistema.it/wp-content/uploads/2015/05/Position-paper-certificazione-semimaschere-filtranti.pdf
  5. EPAR tocilizumab, EMA. Sito web:https://www.ema.europa.eu/en/documents/product-information/roactemra-epar-product-information_it.pdf
  6. Agenzia Italiana del Farmaco, AIFA. Emergenza CoViD-19. Sito web:http://www.salute.gov.it/portale/news/p3_2_1_1_1.jsp?lingua=italiano&menu=notizie&p=dalministero&id=4227
  7. Gordon CJ, Tchesnokov EP, Feng JY, Porter DP, Gotte M. The antiviral compound remdesivir potently inhibits RNA-dependent RNA polymerase from Middle East respiratory syndrome coronavirus. J Biol Chem. 2020 Feb 24.
  8. Agenzia Italiana del Farmaco, AIFA. Sito web: https://www.aifa.gov.it/web/guest/-/aifa-e-gilead-annunciano-che-l-italia-e-tra-i-paesi-che-testeranno-l-antivirale-remdesivir-per-il-trattamento-del-CoViD-19

 

Condividi sui social