Resoconto dell’Evento “L’impatto ambientale dei farmaci “del 9 maggio 2025 a Padova.
I farmaci rivestono un ruolo essenziale nella pratica clinica e i loro effetti benefici sulla salute umana e animale sono indiscutibili, avendo contribuito in modo significativo ai progressi della medicina negli ultimi settant’anni. Tuttavia, secondo stime a livello mondiale, una quota rilevante dei medicinali viene ancora prescritta, dispensata o venduta in maniera inappropriata, e spesso l’assunzione da parte dei pazienti non avviene in modo corretto.
I farmaci sono oggi considerati contaminanti “emergenti”, in quanto possono costituire una fonte significativa di inquinamento ambientale, principalmente attraverso le escrezioni umane e animali, lo smaltimento non corretto e gli scarichi industriali.
Una volta dispersi nell’ambiente, possono avere effetti negativi sugli ecosistemi, in particolare su quelli acquatici, provocando alterazioni fisiologiche negli organismi, fenomeni di bioaccumulo e favorendo lo sviluppo di resistenze antimicrobiche.
È dunque necessario adottare misure per mitigare questi impatti, attraverso normative specifiche e soluzioni sostenibili che comprendano l’eco-design di farmaci biodegradabili, una prescrizione più appropriata, l’ecofarmacovigilanza e il potenziamento dei sistemi di raccolta e riutilizzo dei medicinali. Fondamentale è anche la sensibilizzazione di cittadini e professionisti sanitari, per promuovere un uso più responsabile e una gestione corretta del ciclo di vita dei farmaci, riducendone l’impatto ambientale.
Questi temi sono stati al centro dell’evento “L’impatto ambientale dei farmaci”, svoltosi a Padova il 9 maggio 2025, parte di un ciclo di conferenze dedicate ad accrescere la consapevolezza sulle questioni ambientali, con un approccio multidisciplinare. Dopo una sessione riservata ai professionisti sanitari, valida per l’acquisizione dei crediti ECM, si è tenuta una sessione aperta alla cittadinanza, in cui il tema è stato approfondito anche dal punto di vista etico e sociale.
In particolare durante l’evento è stata presentata un'analisi sull’impatto ambientale dei farmaci, evidenziando fonti, distribuzione ed effetti dei contaminanti emergenti. Le principali fonti includono produzione industriale, scarichi civili e ospedalieri, uso veterinario e smaltimento improprio. Gran parte dei farmaci escreti finisce nei depuratori, che però non garantiscono un abbattimento completo. Gli effetti ambientali coinvolgono le specie acquatiche (femminilizzazione dei pesci da contraccettivi, alterazioni comportamentali da antidepressivi), ma anche gli invertebrati (tossicità dell’ivermectina) e gli uccelli (moria di avvoltoi per diclofenac). Un’attenzione particolare è stata dedicata al problema dell’antibiotico-resistenza, fenomeno particolarmente critico in Italia, legato a un uso scorretto degli antibiotici e al loro smaltimento inadeguato. È emersa anche la necessità di disporre di più dati sui rischi ecotossicologici dei farmaci e di adottare approcci integrati secondo il modello “One Health”, che considera congiuntamente salute umana, animale e ambientale
L’intervento di Francesca Bano, Direttore della UOC Assistenza Farmaceutica Territoriale ULSS 6 Euganea di Padova, nonché componente del direttivo di Slow Pharmacy, si è focalizzato sul problema della politerapia, ovvero l’assunzione contemporanea di più farmaci. Questo fenomeno, in crescita a causa dell’invecchiamento della popolazione e dell’aumento delle malattie croniche, comporta conseguenze importanti per la salute dei pazienti, per la sostenibilità del sistema sanitario e per l’ambiente. In questo contesto la deprescrizione, intesa un approccio sistematico multidisciplinare che porta alla sospensione graduale e sicura dei farmaci non più necessari, rappresenta un intervento efficace per ridurre i rischi clinici e la dispersione di sostanze attive nell’ambiente, con benefici sia per il paziente sia per l’ecosistema. Risulta fondamentale il ruolo dei professionisti sanitari nella periodica rivalutazione delle terapie farmacologiche, al fine di garantire un uso più appropriato e sostenibile dei farmaci.
Alice Sansone Capogrosso, farmacista dell’Azienda ULSS 6, ha introdotto l’ecofarmacovigilanza come disciplina emergente che studia l’impatto dei farmaci sull’ambiente considerando i rischi legati alla loro presenza nelle acque e nei suoli. Motivo per cui sono state introdotte normative e linee guida europee per valutare e mitigare questi effetti attraverso l’Environmental Risk Assessment.
Tra le strategie di prevenzione, si è parlato anche del recupero e riutilizzo dei farmaci inutilizzati. Grazie a normative nazionali e successive direttive regionali, l’Azienda ULSS 6 Euganea ha potuto attivare, a partire dal 2016, un programma dedicato alla raccolta di medicinali restituiti o donati dai cittadini. Nel solo 2023 sono state recuperate 7.735 confezioni, per un valore economico complessivo di € 312.170
Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2023, circa il 70% delle confezioni raccolte è stato riutilizzato all’interno delle strutture sanitarie aziendali, generando un risparmio pari a € 756.169.
Questa esperienza dimostra come il recupero dei farmaci possa contribuire concretamente a ridurre sprechi e inquinamento, evidenziando l’importanza del coinvolgimento della cittadinanza per accrescere la consapevolezza sull’impatto ambientale dei medicinali e promuovere una cultura della sostenibilità.